L’amica

Sono qui con te, sono la tua più cara amica,  conosco la tua storia da quando sei nata, quindi perché questo voltafaccia?

Hai bisogno di me come l’aria che respiri,  eppure stai decidendo di rinunciare a noi. Ero con te  la prima volta che sei andata in bicicletta, sì lo so, non hai mai imparato ad andare in bici, ma ci hai provato, cavolo, e ti sei resa conto che era meglio lasciar perdere, troppo pericoloso. Come è pericolosa  l’auto, il pullman, il treno. E’ molto più salutare andare a piedi, anche se a dire il vero il semplice camminare per strada ha, ai giorni nostri,  i suoi bei pericoli. Ecco io pensavo che ormai saremmo rimaste in casa io e te,  al calduccio, solo noi, ogni giorno insieme,  inseparabili ed invece stai facendo entrare questo individuo, come lo  hai chiamato? Dottor Morelli! Ma era proprio il caso di scomodare addirittura lui e per quale motivo poi? Ti ho sentita dire: « Non ce la faccio più, voglio che sparisca , per sempre». Non capisco,  davvero non capisco come puoi rinunciare a me! Lui ti ha risposto : «Riconoscila e poi lasciala andare, è questo il modo per liberarsi definitivamente di lei . Devi solo pronunciare il suo nome ». Nooo! Non farmi questo, non cancellarmi dalla tua vita, non hai pietà di me?

Ti vedo , stai schiudendo la bocca è una a quella che leggo sul labiale, faccio di tutto per fermarti, ma, nonostante i miei sforzi, stai pronunciando il mio nome ed io comincio a morire:

«AN…»  NOOO! «…SIA».

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giorno per giorno

Domenica 24 aprile 2016

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Si è tenuta a Mesagne la maratona letteraria “La notte di inchiostro di Puglia”.

Tra  i racconti selezionati per essere presentati  al pubblico  c’era anche il mio “Nella Grotta” letto dal bravissimo attore Davide Scalera.

Se non  eravate tra il pubblico o non lo avete letto lo trovate qui,  nel mio blog

Greta e Wolf

Suo padre era già sulla porta , aveva indossato il giubbotto ed aveva preso il guinzaglio, poi aveva chiamato: « Wooolf, andiamo!».

Il grosso pastore tedesco si era pigramente sollevato sulle zampe anteriori e dopo aver fatto uno sbadiglio era uscito dalla sua cuccia. In quel momento Greta arrivò trafelata: « Scusa papà, ma ho perso l’autobus , la passeggiata serale con Wolf tocca a me». Sfilò il guinzaglio dalle mani del padre e lo agganciò al collare del pastore tedesco che aveva cominciato a scodinzolare.

In famiglia erano tutti orgogliosi di lui, un bellissimo lupo dal pelo lucido e folto. L’avevano addestrato molto bene ed oltre ad essere un campione di bellezza  aveva anche vinto gare di agility dog. Con Greta, Wolf si divertiva, poteva correre, saltare gli ostacoli, arrampicarsi, avanzare strisciando sull’erba, infilarsi nei piccoli tunnel che si trovavano nel parco.allevamento cane lupo cecoslovacco sulleormedellupo . katia verza educazione cinofila (86)r

Greta correva con lui e lo guidava.

 Entrambi erano felici ed entusiasti e, come sempre quando erano insieme, il tempo si allungava, come le  ombre  della sera. Il cielo argentato aveva sulla linea dell’orizzonte strie  di arancio e di rosso,  mentre  la luna si era  affacciata timida aspettando  che Il sole arrogante di inizio estate  si decidesse   a lasciarle il  posto.

 Alla fine  il blu  vellutato della notte arrivò.

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Greta e Wolf ancora correvano nel parco.

C’è chi giura di non aver visto un pastore tedesco ed una ragazzina, ma due bellissimi lupi che giocavano illuminati dalla luna piena.  

Tutto ciò che dovevo dirti…

«Marina, hai visto i miei occhiali?» chiede Roberto prima di uscire per andare in ufficio.

«Sei sicuro di averli lasciati qui?»

«Certo che li ho lasciati qui, ieri sera ce li avevo»

«Perdi tante cose ultimamente, chissà dove hai la testa»

«Sempre sarcastica»

«Realistica direi»

«Che vuoi dire ?»

« Voglio dire che ultimamente perdi più facilmente le cose, dimentichi appuntamenti, sei con la testa altrove»

« Ho problemi in ufficio»

«Per questo rientri tardi tutte le sere?»

« Certo e per che altro se no?»

«Sei tu che devi dirmelo»

« E’  tardi, devo andare, mi dai una mano  a trovare questi benedetti occhiali?»

«Eccoli i tuoi occhiali»

«Ah! Grazie dov’erano?»

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«Sul tavolino del terrazzo; hai dormito male stanotte e sei andato fuori a leggere?»

«Si in effetti mi sono svegliato per il caldo , fuori era più fresco»

«Pensa, io invece mi sono svegliata per gli avvisi di messaggio che ti sono arrivati sul telefonino, ma chi è che manda messaggi di notte?»

« Quel maledetto gruppo sportivo su whatsapp, se non fosse che avvisano  sugli orari delle gare mi cancellerei»

«Fallo Roberto, lo sai quanti matrimoni sono andati a monte per i messaggini su whatsapp?», sorride, «trova un altro modo di tenerti informato sugli orari delle gare, mentre tu eri sulla terrazza a messaggiare io sono rimasta sveglia tutto il  tempo a causa di quei beep,  abbassare la suoneria non è servito, una volta perso il sonno sei così tesa che avverti anche la minima vibrazione.»

 « Mi dispiace » sussurra, dirigendosi verso  la porta di ingresso « ora è proprio tardi ,  a stasera»

«Ceni con noi?»

«Si»

«Allora preparo anche il dolce, festeggiamo»

«???» La guarda, mentre entra in ascensore

«La famiglia che nuovamente si riunisce intorno al desco. Buona giornata, tesoro»

Roberto  preme il tasto zero, la porta inizia a chiudersi, Marina sta per entrare in casa, poi torna indietro, con la mano blocca la chiusura della porta scorrevole e mentre si protende per dargli un bacio gli dice :

« Ah! Se puoi evita di passare dalla profumeria a provare tutti quei profumi, troppo dolci per te, passo io oggi da Limoni e  compro il tuo solito Ugo Boss. Un profumo da maschio. Sta così bene sulla tua pelle!»image_resize

Poi senza bloccare il sensore che consente la chiusura allunga la mano e preme il tasto zero, la porta si chiude sul viso di Roberto che, colpevole, sorride.

 

 

 

 

 

Che ne dite di prendere un caffè ?

Chissà perché questo piccolo caffè mi piace tanto. E’ sporco e triste, triste. Se almeno qualcosa lo distinguesse da centinaia di altri :  macché.

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 Potrei  dire che mi piace per  i due fidanzatini che vedo passare ogni giorno mano nella mano, ma so che non è per questo e neanche per la giovane mamma che ogni mattina compra le caramelle per il suo bambino. Mi intrigano un po’ i due amanti del pomeriggio, si vede che hanno qualcosa da nascondere, arrivano sempre separatamente, chissà da dove, e si siedono nell’angolo più appartato del locale, convinti che qui nessuno possa notarli, ma a me non la danno a bere. Comunque questo piccolo, sporco caffè non mi piace per questo, mi sforzo di trovare un motivo, invano. Mi aggiro tra i vecchi tavolini indisturbato, spio nelle tazze degli avventori e qualche volta aggiungo a loro insaputa lo zucchero   oppure scambio gli scontrini. Nessuno si accorge di me eppure sono qui in mezzo a loro ogni giorno.cropped-cafferob4 (2)

La mia foto in cornice fa bella mostra di se  dietro la cassa e il mio vecchio socio ogni tanto alza un bicchiere nella mia direzione :« Alla salute!» poi voltandosi verso un  cliente sussurra: « se ne è andato troppo presto!».

 

 

l’INCIPIT DI QUESTA  PICCOLA  STORIA , PER INTENDERCI LE DUE PRIME RIGHE , L’HO “RUBATO” AD UN RACCONTO  DI KATHERINE MANSFIELD DAL TITOLO “JE NE PARLE PAS FRANCAISE”. E’ STATO UN INCONTRO PER CASO, COSI’ COME TUTTI GLI INCONTRI CHE AVVENGONO NELLA VITA. L’HO FATTO DIVENTARE  UN ESERCIZIO DI STILE O MEGLIO UN GIOCO CHE FARO’ ANCORA SENZA LA PRETESA DI CONFRONTI. INTANTO ORA VADO A LEGGERE  IL SUO LIBRO “TUTTI I RACCONTI “. VI FARO’ SAPERE.