Sposa bagnata sposa fortunata

Arrivò nel suo abito bianco, immacolato nonostante la pioggia. Sembrava che il tempo le avesse concesso una tregua proprio per consentirle di entrare  in chiesa come una principessa.

Al braccio di suo padre attraversò tutta la navata mentre  le note dell’Ave Maria di Shubert si rincorrevano tra le colonne di marmo, rimbalzavano sugli altari laterali, si inerpicavano sino al soffitto affrescato per poi fermarsi davanti all’altare maggiore, bloccate dal ciborio.

Sentiva su di se gli sguardi degli invitati e a volte le sembrava di poterne carpire  i pensieri. C’erano tutti: lo zio Vittorio , il suo testimone di nozze di cui da bambina si era innamorata,  che la guardava con affetto paterno, la zia Concita sempre intenta a domandarsi perché lei non fosse riuscita a trovare un marito e la zia Maria, nel suo abito di strass, che già  pregustava il pranzo di nozze. C’erano anche  lo zio Ciccio  con addosso un abito troppo stretto,  tutti i suoi cugini  che da lì a poco l’avrebbero fatta commuovere con una sorpresa e le  amiche del cuore che la guardavano con ammirazione e  invidia insieme.  Sua madre al primo banco, con occhi umidi, le sorrideva.

Poi c’erano gli invitati della famiglia dello sposo.

Una persona mancava.  Lei  decise di non  farsi rovinare quel momento da un’assenza.

I suoi suoceri, al primo banco stavano silenziosamente litigando tra loro, riservando sorrisi di circostanza a quegli invitati che andavano a salutarli prima di prendere posto, un neonato piangeva in fondo alla chiesa, le composizioni di fiori non erano del colore che aveva scelto lei, il prete le sorrideva rassicurante mentre il fotografo immortalava il momento.

Fuori riprese a piovere, ma il tempo,  non voleva farle dispetti e quando si trattò di uscire dalla chiesa, un timido sole si affacciò tra le nuvole colorando di luce una giornata altrimenti grigia.

«Sposa bagnata, sposa fortunata!» disse qualcuno degli invitati mentre gli sposi entravano in auto, eppure lei non era stata toccata neanche da una goccia. Un brivido le attraversò la schiena, una specie di presagio a cui non volle dare peso per non corrompere l’appagamento di quella giornata.

Al ristorante gli invitati festosi , mentre trangugiavano  tartine e aperitivi, li aspettavano. «Ecco gli sposi!» gridò qualcuno e un lungo applauso accompagnò il loro ingresso.

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Marc Chagall – Gli sposi della Tour Eiffel

C’erano tutti ma lui ancora non era arrivato. « E’ stato trattenuto» sospirò la fidanzata di turno. La sposa abbozzò un sorriso, sapeva che neanche quella avrebbe resistito, e andò alla toilette a rinfrescarsi. Lo sposo la seguì, aveva voglia di baciarla, di stringerla, di toccarla, come se ancora non si capacitasse di essere lui l’eletto. Un bacio leggero, quasi rubato,  « Sbrigati» le disse, mentre lei lo spingeva con un sorriso fuori dal bagno,  «stanno per servire gli antipasti».

Sola,  quel sorriso collassò in una smorfia  e gli occhi si spensero come dei lampioni alle prime luci dell’alba. Con una salvietta inumidita si tamponò la pelle e ad ogni tocco  un’unica domanda , come un eco, si propagò nella sua testa.

Qualcuno entrò mentre lei ripassava il rossetto sulle labbra  già stanche. Lo vide chiudere a chiave la porta, ora non mancava nessuno!

« Sei bellissima» le disse, «perché lui?», 

«Perché tu mi avresti fatto soffrire» rispose.

 Le si avvicinò lentamente e quando le fu davanti cominciò a sfiorarle le mani, tremava. Le sue dita si bloccarono sull’anello nuziale, ci girarono intorno, poi proseguirono lungo le braccia come un alito leggero di vento, come una piuma persa nell’aria. Superarono gli omeri e salirono  lungo il collo, si intrecciarono nei suoi capelli, le  accarezzarono il  volto  come a  memorizzarne l’ovale, infine  scesero  lungo la scollatura sino quasi a lambirle i seni. La baciò e lei lo lasciò fare, quel bacio sapeva di fumo e di alcol.  Si liberò dal suo abbraccio e si avviò verso la porta,  liberarsi dal suo sguardo, che  come un amo le  si era conficcato nell’anima, fu più difficile.

« Questo è un addio» furono le parole che viaggiarono  tremule nel  suo respiro mentre riapriva la  porta.

« Hai scelto il fratello sbagliato», replicò stridulo lui, ma la  musica che proveniva dalla sala coprì la sua voce.